Alp. Carlo Fiocco - ANC Brugherio

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Alp. Carlo Fiocco
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Carlo Fiocco, 86 anni, soldato nel 1943, ha ripercorso la tragedia che costò la vita a migliaia di italiani.
«UN ANGELO MI HA SALVATO DALLE FOIBE»

«Dopo l’armistizio fummo catturati dai tedeschi. Poi scappammo in Jugoslavia: pensavamo di essere in salvo…» Brugherio – «Dalle Foibe mi sono salvato per miracolo»: è la testimonianza di Carlo Fiocco, 86 anni, residente da quasi mezzo secolo in città , dove sta lavorando alla pubblicazione del diario scritto durante quei tragici eventi. Nato nel 1922 in Veneto, a Canale d’Agordo, Carlo era poco

più che ventenne alla fine della guerra, quando rischiò di subire la cieca vendetta che i partigiani di Tito conducevano, ormai, non solo contro i fascisti, ma contro gli italiani tout court. «Facevo parte dell’esercito e mi trovavo in Montenegro quando giunse la notizia dell’armistizio», racconta. Quell’armistizio che, reso noto l’8 settembre 1943, ebbe come effetti immediati lo sbandamento dell’esercito italiano e la ritorsione degli ex alleati nazisti, che occuparono la penisola.
«Nella confusione generale, ormai allo sbaraglio e privi di ordini certi, io e i miei compagni cominciammo a combattere i tedeschi al fianco dei partigiani jugoslavi – ha proseguito – Ottenemmo diversi successi, ma alla fine fummo catturati». I giovani prigionieri furono deportati in Austria: «La nostra situazione era terribile, disumana: ci spostarono da un campo di concentramento all’altro, facendoci lavorare come bestie – ha ricordato – Non ne potevo più, sognavo solo di tornare a casa. Eravamo anche all’oscuro di ciò che stava succedendo n

el resto d’Europa. Non avevamo nemmeno notizie dei nostri paesi  d’origine, delle nostre famiglie». E mentre loro lavoravano dietro il filo spinato, ignari che gli angloamericani a occidente e i sovietici a oriente stessero via via strappando l’Europa alla morsa di Hitler, arrivò il 1945. «L’esercito tedesco si stava disgregando e a noi giunse voce dell’avanzata dell’armata sovietica: temevamo che ci portassero in Siberia, non volevamo essere fatti di nuovo prigionieri e così decidemmo di fuggire».

Una fuga avventurosa, a piedi, dall’Austria all’Italia passando per Tarvisio, comune di frontiera. I giovani fuggiaschi non sapevano nulla delle rappresaglie che i partigiani titoisti stavano conducendo contro gli italiani quando, convinti di essere ormai in salvo, finirono in territorio iugoslavo. Avevano pensato che l’incubo era finalmente finito, e, invece, poteva essere l’inizio di un’altra tragedia. «Ci imbattemmo in un gruppo di partigiani con la stella rossa di Tito “ ricorda Carlo “ Volevano catturarci, ma una donna ci difese,  ospitandoci o meglio nascondendoci in casa propria. Solo in seguito venimmo a sapere che, se non fosse stato per lei, io e i miei amici saremmo finiti nelle Foibe».
Articolo pubblicato il 24/02/09 dal Giornale di Monza

Di questa storia Carlo Fiocco ha tenuto un diario che ha messo a disposizione della sezione ANC di Brugherio che ha provveduto a trascriverlo e dargli una prima impaginazione.
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